Sulla scia della precedente edizione di Esporre il Cinema la mostra di quest’anno si prefigge di porre in dialogo la ricerca di Béla Tarr, indiscussa figura di culto del cinema europeo e autore di capolavori quali Satantango (1994), Le armonie di Werkmeister (2000), Il cavallo di Torino (2011) con quella di un altro artista di riconosciuto prestigio internazionale: adrian paci. Non si tratta solo di porre a confronto le opere di due artisti che, in perfetta autonomia, si sono spesso misurati su analoghe tematiche sociopolitiche, a cominciare da quelle di migranti, disoccupati e senzatetto, ma anche di ipotizzare, sia pur sottotraccia, relazioni tra due visioni del mondo autonome ma non totalmente divergenti. Visioni che trovano forse un elemento di contatto nel considerare -sulla scorta di Deleuze- l’atto creativo come un atto di resistenza. Da una parte l’opera di un maestro che ha fatto di un sofisticato uso del piano sequenza e della fusione degli spazi un modo per eludere ogni visione rettilinea e teleologica della storia e, dall’altra quella di un artista che, nell’attualizzare una forma -sia tramite il video che la pittura- si propone di mantenere vivo l’elemento della potenzialità sin dentro al risultato. Due ricerche che mostrano come la ‘finzione’ artistica, ben lungi dall’oscurare la realtà, abbia in sé il potenziale di riorganizzare il dominio della visibilità, e la capacità di svelarne le strutture profonde.
per saperne di più: melancolia della resistenza: béla tarr / adrian paci