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adrian paci

gestures

Kaufmann Repetto Milan

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For his new exhibition at francesca kaufamm Adrian Paci presents a series of new works in various media that focus on capturing the essence contained within ephemeral images.

The motor from which the exhibited works are drawn is found video footage that present peripheral, intersticed moments that obtain an iconic value through the artist’s minute interventions, simple actions like the slowing of the moving image or its static affirmation.

The Last Gestures, a four-channel video installation, composes a scenario in which fragmented episodes preserve the gesture that determines the scene’s duration. During the moments before a wedding a drama unfolds between a bride and the family she must abandon in order to construct a new one. The bride’s somber behavior is accentuated by the family’s ritualized gestures, a seemingly ancestral model contrasted by the characters’ awareness of the artificial gaze that both compromises their spontaneity and renders them willing actors in a codified drama. Through the slowing down of the scenes the resulting image reveals each phase of its entire process. The video manifests itself with a painterly quality, presenting a portrait of gestures in which affectation resides with solemnity.

Britma, presented in the same space, is a small format projection in which the original sequence (a frame of just a few seconds) is dilated into several minutes, slowed into almost complete fixity. The child, shown running toward the viewer, maintains at first an impenetrable expression that ever so slightly changes into an unavoidable scream, echoed in his slowly disfiguring face.

While The Last Gestures addresses the issue of abandonment, in Britma the child’s movement becomes a metaphor for escape, but also the affirmation of otherwise insignificant moments, each of which preserves a richness waiting to be revealed.

 

 

Per la sua nuova mostra in galleria Adran Paci presenta una serie di nuovi lavori che, intrecciando media diversi, sono il risultato di uno sguardo che mira a cogliere l’essenza nell’effimero.

Il serbatoio da cui attingono le opere in mostra sono video ritrovati di scene di vita vissuta: momenti spesso periferici, interstiziali, che rivelano la loro iconicità attraverso spostamenti minimi, azioni semplici come il rallentamento dell’immagine o la sua semplice affermazione attraverso la stasi.

The last gestures, una videoinstallazione a quattro canali, compone uno scenario in cui episodi frammentari custodiscono il gesto che determina la durata della scena. Durante i momenti che precedono un matrimonio si svolge il dramma di una sposa che abbandona la propria famiglia per costituirne una nuova. Il contegno ieratico della donna si contrappone alla gestualità marcatamente rituale dei familiari che sembra rifarsi a modelli ancestrali, ma che allo stesso tempo risente dell’intrusione contrastante di uno sguardo artificiale che compromette parzialmente la spontaneità dei personaggi, attori coscienti di un dramma già codificato. Attraverso il rallentamento delle scene lo svolgimento dell’immagine si sviluppa svelando ogni fase del suo intero processo. Il video si manifesta nella sua natura più pittorica, ritraendo gesti in cui convivono affettazione e solennità.

A questa visione plurima è affiancato, negli altri spazi della galleria, il lavoro pittorico intitolato The Wedding, un susseguirsi di scene dipinte su una ruota di legno di grandi dimensioni, in cui la circolarità del disegno rimanda a una ciclità storica, enfatizzata del senso di ieraticità delle figure rappresentate.

Nello stesso ambiente è proiettato in piccole dimensioni Britma, in cui la sequenza originale (una manciata di secondi) è dilatata fino a diversi minuti, sfiorando la fissità. L’espressione del bambino che corre, dapprima imperscrutabile, cambia a poco a poco producendo un grido inavvertibile mentre il volto si sfigura lentamente. Come The last gestures affronta il tema dell’abbandono, così in Britma la corsa del bambino diventa metafora della fuga, ma anche luogo di affermazione di momenti altrimenti insignificanti, in ognuno dei quali è custodita una ricchezza che attende di essere svelata.