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In the beginning was the end: Latifa Echakhch’s cycle of life
The Pavilion of Switzerland exhibition at the 59th International Art Exhibition – La Biennale di Venezia is titled The Concert and conceived by Latifa Echakhch, in collaboration with percussionist and composer Alexandre Babel and curator Francesco Stocchi.
Gloomy remnants of art fill the first space, where visitors set out on a counterclockwise journey through time. In each room, the atmosphere changes – time runs backwards, from broad daylight to the evening before. Ever more recognizably inspired by folk sculpture and customs, the sculptures, filling the whole space, are increasingly veiled by a spreading darkness.
These are scenes of impermanence, of catharsis, with which installation artist Latifa Echakhch captivates visitors of the Pavilion of Switzerland at this year’s Biennale Arte, scenes that bring to the fore the cycle of life in a multi-layered and complex way. Most of the material used for the exhibition is itself part of a transformation, recycled from previous biennales.
Between ritual and rhythm
The artist Latifa Echakhch, who lives in Switzerland, evokes the ritual fires that are common in many cultures. They include the lighting of straw dolls for the St. John’s fire, which is supposed to protect against demons and diseases around the solstice at the end of June or, in Switzerland, the burning of the “Böögg” on Zurich’s Sechseläutenplatz to bid farewell to the winter season. Fire is always both the end and the beginning on a constantly turning wheel of time.
Latifa Echakhch also enters into a dialogue with the building designed by Bruno Giacometti in 1951. The artist revisits its architectural program and appropriates the entirety of its spaces, exploring their relationship to light and the different sounds that emerge from them.
The exhibition plays with harmonies and dissonances, with the mixed feelings of expectation, fulfilment and disappearance. The sculptures are part of an orchestrated and enveloping experience, a rhythmic and spatial proposal that allows viewers to experience a fuller perception of time and of their own body.
“We want visitors to leave the exhibition with the same feeling they have when they come out of a concert. That this rhythm, those fragments of memory, still echo,” says Latifa Echakhch. “The Biennale is an eruption of artistic greatness every time. A wave that culminates in a cathartic grandeur only to then recede, leaving a deserted landscape of abandoned buildings.” Through the exhibition, Latifa Echakhch raises the question whether art, similar to music, only begins to exist once silence and emptiness take over.
Project book and record
The exhibition will be accompanied by a record and a book functioning as a reflection of the discussions that guided the project. The book presents archival material, interviews and critical texts, including theoretical considerations around sound, rhythm and the notion of a total work of art. As such, it will constitute an additional dimension in the understanding of the exhibition.
Latifa Echakhch is co-represented by Dvir Gallery, kamel mennour, kaufmann repetto and Pace Gallery.
All’inizio c’è la fine: il ciclo vitale secondo Latifa Echakhch
Fondazione svizzera per la cultura Pro Helvetia è lieta di annunciare i dettagli della mostra del Padiglione della Svizzera alla 59. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia. La mostra intitolata The Concert, è stata concepita da Latifa Echakhch, in collaborazione con il percussionista e compositore Alexandre Babel e il curatore Francesco Stocchi.
Malinconici scampoli d’arte riempiono il primo spazio, dove i visitatori iniziano un viaggio a ritroso nel tempo. In ogni sala l’atmosfera cambia – il tempo corre alla rovescia, dalla viva luce del giorno alla sera precedente. Sempre più manifestamente ispirate a opere e tradizioni folcloristiche, le sculture di ampie dimensioni appaiono vieppiù velate da un’oscurità incombente.
Sono scene di impermanenza, di catarsi, con cui l’artista Latifa Echakhch incanta i visitatori del Padiglione della Svizzera alla Biennale Arte 2022, scene che mettono in luce il ciclo vitale in una maniera composita e ricca di sfaccettature. La maggior parte dei materiali utilizzati per la mostra, riciclati da precedenti Biennali, sono essi stessi risultato di una trasformazione.
Tra rituale e ritmo
L’artista Latifa Echakhch, residente in Svizzera, evoca i fuochi rituali presenti in molte culture. A tale proposito si possono citare il rogo di pupazzi di paglia nella notte di San Giovanni, che dovrebbe proteggere contro i demoni e le malattie nel periodo del solstizio alla fine di giugno, o, in Svizzera, il «Böögg», dato alle fiamme sul Sechseläutenplatz per scacciare l’inverno. In questi contesti il fuoco simboleggia sempre sia una fine che un nuovo inizio e la ciclicità del tempo.
Latifa Echakhch intesse un dialogo con l’edificio progettato da Bruno Giacometti nel 1951. L’artista rivisita il suo programma architettonico e si appropria degli spazi nella loro interezza, della loro relazione con la luce e dei diversi suoni che emergono da essi.
L’esposizione gioca con le armonie e le dissonanze, con il sovrapporsi di sentimenti di aspettativa, appagamento e svanimento. Le sculture sono parte di un’esperienza orchestrata e avvolgente, di una proposta ritmica e spaziale che offre ai visitatori una percezione più profonda del tempo e del loro corpo.
«Vogliamo che il pubblico lasci l’esposizione con la stessa sensazione di quando si esce da un concerto. Che senta l’eco di questo ritmo, di quei frammenti di memoria», afferma Latifa Echakhch. «Ogni volta, la Biennale offre un profluvio di eccellenza artistica. Un’onda che culmina in una magnificenza catartica per poi rifluire, lasciando un paesaggio deserto di edifici abbandonati». Latifa Echakhch solleva la questione se l’arte, similmente alla musica, inizia a esistere soltanto quando il silenzio e un senso di vuoto prendono il sopravvento.
Libro e il vinile
L’esposizione sarà accompagnata da un vinile e da un libro che riflettono le discussioni che hanno guidato il progetto. Il libro presenta materiali d’archivio, interviste e testi critici, incluse considerazioni teoriche attorno al suono, al ritmo e alla nozione di opera d’arte totale. In quanto tale offrirà una chiave di lettura aggiuntiva della mostra.
Latifa Echakhch è co-rappresentata dalle gallerie Dvir Gallery, kamel mennour, kaufmann repetto e Pace Gallery.