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latifa echakhch

there’s tears

Kaufmann Repetto Milan

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In Latifa Echakhch’s work, ink appears in diverse forms: solidified in hats that seem discarded, absorbed into large raw canvases, dripped onto the windows of a museum.

Ink’s capability to channel a message is replaced by a different kind of expressiveness, non-verbal but still poignant.

Latifa Echakhch’s exhibition in the gallery appears as a sober and off-scale drawing, in which the feelings and the messages are conveyed through two apparently antithetical series. The two groups of works weave together the historical and concrete reality with representation, shifting memory to a timeless dimension.

there’s tears consists of a series of canvases covered with newspaper made illegible. As often happens with Echakhch’s works, the neutrality of a minimal approach implodes at the hand of the simple use of object imbued with a sociological and cultural charge.

The act of erasure and the dissolve of the printed texts result in what appears to be a reaction to the newspapers arduous content. Through a gesture that is both poetic and conceptual, the canvas becomes a window that frames reality, a reality no longer controlled by reason, and therefore tragically crude. The loss of meaning transforms into a feeling of mourning.

As counterparts to the works on canvas – a sort of CMYK interpretation of the watercolour technique- are solid black groups of clouds, hung from the ceiling, dropped almost to touch the ground. The clouds can be seen as the remnants of a theater performance, abandoned vestiges of a seemingly innocent representation. At the same time, the clouds position and color introduce an opposite feeling to the scenery, evoking a sense of loss and an imminent threat.

In Latifa Echakhch’s exhibition, subversion and mourning are intertwined with the apparently antithetical sense of memory and hope, mirroring life complexity and inevitable ambivalence.

 

 

Nel lavoro di Latifa Echakhch l’inchiostro appare in forme diverse: solidificato in cappelli che sembrano abbandonati, assorbito da grandi tele grezze fino a formare dei paesaggi, colato sui vetri di un museo.

La capacità dell’inchiostro di veicolare un messaggio viene sostituita da un’espressività non verbale, ma non per questo meno potente.

La mostra di Latifa Echakhch negli spazi della galleria appare come un disegno sobrio e fuori scala, dove gli umori e i messaggi sono modulati in due serie di lavori apparentemente antitetiche. I due gruppi di opere intrecciano la realtà storica e concreta alla rappresentazione, traghettando la memoria in una dimensione atemporale.

there’s tears consiste in una serie di tele ricoperte da carta di giornale resa illeggibile. Come spesso accade nel lavoro di Latifa Echackhch, la neutralità di un approccio apparentemente minimale viene fatta implodere attraverso il semplice uso di oggetti dalla forte carica socio-culturale.

L’atto della cancellazione e l’eliminazione del messaggio stampato appare come una reazione ai dolorosi contenuti dei giornali.

Attraverso un gesto insieme poetico e concettuale, le tele diventano finestre che incorniciano la realtà, una realtà non più controllata dalla ragione, e per questo tragicamente cruda. La perdita di significato si trasforma in un sentimento di lutto.

A fare da controcanto ai lavori su tela – che possono essere intesi come una rielaborazione in quadricromia della tecnica dell’acquarello – sono dei solidi gruppi di nuvole nere appese al soffitto, calati fino quasi a toccare il pavimento. Le nuvole appaiono come i resti di una performance teatrale, le vestigia abbandonate di una rappresentazione all’apparenza innocente.

Allo stesso tempo, la posizione delle nuvole e il colore introducono un sentimento opposto, evocando un senso di perdita e minaccia imminente.

Nella mostra di Latifa Echakhch, sovversione e lutto sono intrecciati con la memoria e un senso di speranza, rispecchiando la complessità della vita e la sua inevitabile ambivalenza.