Fantastica
Quadriennale di Roma
11 October 2025 - 18 January 2026

gianni caravaggio: fantastica

Fantastica racconta l’arte in Italia dei primi venticinque anni del XXI secolo. Lo fa attraverso le opere di cinquantaquattro artiste e artisti nati tra gli anni Sessanta e la fine degli anni Novanta, invitati a seguire cinque percorsi d’indagine individuati dalle curatrici e dai curatori Luca Massimo Barbero, Francesco Bonami, Emanuela Mazzonis di Pralafera, Francesco Stocchi, Alessandra Troncone.

Nella sezione di Barbero lo spunto tematico è l’autoritratto, ovvero la possibilità di scegliere come rappresentarci o da cosa farci rappresentare. L’interesse non è tanto per il mito di Narciso, quanto per l’Orfeo di Jean Cocteau, dove lo specchio non è più un oggetto fisico che restituisce un’immagine, bensì una soglia tra due mondi comunicanti.

Per Bonami i concetti di indipendenza e autonomia sono i più connotanti della generazione presa in considerazione. Ciascun artista è legato a una propria identità in connessione con molteplici altre, senza però la necessità di appartenenza a gruppi o tendenze. Una stanza per sé, dal saggio di Virginia Woolf, è a un tempo manifesto e soluzione allestitiva della sua sezione.

Mazzonis si focalizza sulla fotografia e sull’uso che ne viene fatto nell’arte contemporanea. Il filo conduttore è la consapevolezza che questo mezzo non è più rappresentazione del reale, ma rivelazione. Il valore e il senso del fotografare mutano di continuo verso nuove e ingegnose possibilità di espressione.

Stocchi dà vita a una prospettiva di autarchia procedurale collettiva, ripristinando la centralità dell’artista, non solo nella creazione dell’opera, ma anche nel processo di progettazione dello spazio espositivo pensato per accogliere e affabulare il pubblico.

Troncone invita a un confronto sulle possibili narrazioni contemporanee del corpo umano e non umano, guardando al mito, alla scienza, alle trasformazioni sociali e scegliendo opere che nutrono visioni composite, stratificate.

Elemento unificante della mostra è l’allestimento progettato dallo studio BRH+/Barbara Brondi & Marco Rainò: un sistema di dispositivi architettonici definiscono gli spazi, accolgono le opere e orientano i visitatori, con la presenza di velari che sembrano voler mettere in rapporto osmotico, più che separare, le cinque sezioni. L’identità visiva creata dallo Studio Sonnoli di Leonardo Sonnoli e Irene Bacchi trae ispirazione dall’universo fantastico surrealista, sintetizzato nella grande “F” che fa da logo a questa Quadriennale d’arte.

Torniamo al titolo, dunque, Fantastica, nella sua doppia accezione di aggettivo qualificativo e di verbo imperativo. Perché l’arte si rivolge a tutte e a tutti, ma, da sempre, parla a una persona alla volta.

le sezioni espositive

La mia immagine è ciò da cui mi faccio rappresentare: l’autoritratto.
Il cibo, i gatti, la palestra, me stesso, i viaggi e ammennicoli vari

a cura di Luca Massimo Barbero

L’autoritratto è qui un pretesto e un enigma. L’autore si mostra in ciò che fa, ma resta fuori da sé. Tredici artisti, di tre generazioni, disegnano un percorso che si muove tra recto e verso, come nei pannelli bifronti che aprono la mostra, ispirati a un’opera rara e privata di Lucio Fontana. «Io sono un santo», dice il fronte; «Io sono una carogna», il retro.

La prima sala apre il percorso con un confronto diretto tra gesto e identità, frontalità e retroscena, avviando una riflessione sull’opera come spazio in cui l’artista prende posizione o si sottrae. Da qui si snoda una sequenza di lavori, in gran parte inediti, che presentano la pittura di oggi in Italia nelle sue diversità e contrasti attraversando la loquacità del linguaggio pittorico e le sue ambiguità, fino a oltrepassare ─ senza dichiararla ─ la soglia dell’opera da cui l’artista si fa rappresentare. La sala intermedia, ci espone al mistero del concetto e della composizione musicale. Prima della chiusura, un passaggio inatteso apre una “crepa” e prepara a un’ultima visione dove il tempo si sospende e lo sguardo si fa lungo, silenzioso e continuo. Un dialogo sottile tra soggettività talvolta polimorfe, opposte o contraddittorie, che condividono con il pubblico una visione della propria opera che si definisce nel tempo, tra differenze di gesto, materia e pensiero. È un fare artistico che attraversa i territori mobili della rappresentazione e dell’identità. In fondo, in queste sale, non si cerca un riflesso, ma un respiro più quieto, la possibilità di vedere davvero, anche oltre sé stessi.

Gli artisti partecipanti:
Paolo Bini, Gianni Caravaggio, Siro Cugusi, Roberto de Pinto, Donato Dozzy, Matteo Fato, Emilio Gola, Luisa Lambri, Luca Marignoni, Roberta Orio, Runo B, Marta Spagnoli, Vedovamazzei.