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magdalena suarez frimkess

Kaufmann Repetto Milan

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kaufmann repetto is pleased to announce Magdalena Suarez Frimkess’ first exhibition at the gallery. Suarez Frimkess (B. 1929 in Caracas, Venezuela) is a ceramicist based in Venice, California. The artist began working collaboratively in the 1960s in New York, glazing the pottery of her husband before starting to produce sculptures and hand-formed pots independently in the 1970s.

While the artist’s ceramics collaborations with her husband, Michael Frimkess, have drawn the attention of museums and institutions for many years — their works are in the collections of the Museum of Arts and Design in New York and the Smithsonian, among others — the 87-year-old artist only recently began to exhibit her work independently, starting with a solo exhibition at White Columns, New York, in 2014.

Magdalena Suarez Frimkess paints the surfaces of her pots with elaborate glazed compositions. Her earliest works depicted quotidian scenes borrowed from Mayan and Aztec codices, until the late 1970s, when she began to adorn her ceramics with cartoon characters, advertising slogans, and family snapshots. In her choice of motifs, the Venezuelan-born artist seems entirely unbound by convention: so inclined to paint one pot with scenes from Greco-Roman pottery followed by Mickey and Minnie Mouse dancing the swing upon the next. Though the artist often returns to a similar imagery, she never outlines her subjects in advance, instead acting intuitively upon each work. Despite the immediate sense of light-heartedness within her subjects, there is often an underlying sinister quality as well, as evident in works like those depicting the kidnapping of Olive Oyl or in the one where the cartoon character is portrayed dangling above a school of sharks.

The stories that the artist depicts may not be wholly autobiographical but her life has been eventful and distinctive. Suarez Frimkess was born in Venezuela where she first began painting; she then moved to study in Chile with artist Paul Harris, who was so taken by her work that he described her as “the most daring sculptor now working in Chile” in an article published in Art in America in 1962. Harris subsequently arranged for her to receive a fellowship to study in the United States.

In 1963, she moved to study at the Clay Art Center in Port Chester, N.Y., and there met Michael Frimkess, who would later become her husband. Their fifty-year collaboration constitutes a compelling body of work that resonates with many genres—antiquated pottery, mythology, pop, outsider art — all of which meet in a unique renewal and innovation of the ceramic tradition.

Perhaps it is because Suarez Frimkess is mostly self-taught that her own ceramics stray further from traditional American ceramics than those made collaboratively with her husband. The ways in which she makes and decorates her pieces serve as evidence: her forms are more sculptural than functional, and although glazes are traditionally designed for dipping, the artist applies them like paint in a process that she compares to cloisonné. Arriving a few thousand years after the Greek and Chinese vases they resemble, these objects occupy a place between numerous movements and generations and continue to enrich the tradition of narrative storytelling through pottery.

A special thanks to Ryan Conder and South Willard, Los Angeles.

kaufmann repetto è lieta di annunciare la prima mostra di Magdalena Suarez Frimkess in galleria. Suarez Frimkess (Caracas, 1929) è una ceramista di stanza a Venice, California. Dai primi anni ‘60 a New York fino agli anni ‘70, Magdalena Suarez Frimkess ha intrapreso la sua carriera decorando le ceramiche prodotte dal marito Michael, prima di iniziare a creare autonomamente le proprie sculture.

Nonostante, negli anni, le ceramiche prodotte in collaborazione con il marito Michael Frimkess abbiano destato l’interesse di musei e istituzioni – le loro opere sono presenti in numerose collezioni museali, fra cui quella del Museum of Arts and Design e dello Smithsonian di New York – l’artista ottantasettenne ha iniziato solo di recente a mostrare il proprio lavoro autonomamente, a partire dalla mostra personale al White Columns di New York del 2014.

Magdalena Suarez Frimkess smalta la superficie delle sue ceramiche con elaborate composizioni. I suoi primi lavori raffiguravano scene di vita quotidiana ispirate a codici Maya e Aztechi, fino alla fine degli anni ‘70, quando iniziò a decorare le sue ceramiche con slogan pubblicitari, personaggi tratti dai cartoni animati e foto di famiglia. Nella scelta dei motivi decorativi, l’artista venezuelana sembra sfidare ogni tipo di convenzione: accanto a vasi decorati con scene tradizionali della ceramica greca e romana, troviamo Topolino e Minnie che ballano lo swing. Nonostante nella sua opera ricorrano spesso gli stessi personaggi, l’artista non abbozza mai il soggetto a priori, agendo istintivamente su ogni scultura. Sebbene i temi adottati diano un’immediata impressione di spensieratezza, troviamo spesso qualcosa d’inquietante nella scelta dei motivi decorativi, come nella serie che raffigura il rapimento di Olivia, o nei lavori in cui la moglie di Braccio di Ferro è appesa a mezz’aria su un banco di squali.

Le storie che Magdalena Suarez Frimkess rappresenta possono non essere autobiografiche, ma senza dubbio la sua vita è stata vivace e fuori dal comune. Suarez Frimkess è nata in Venezuela, dove ha iniziato a dipingere; più tardi si è trasferita in Cile per studiare con l’artista Paul Harris, il quale fu colpito a tal punto dal suo lavoro da definirla “la più audace scultrice contemporanea cilena” in un articolo pubblicato su Art in America nel 1962. Paul Harris promosse poi la candidatura di Magdalena a una borsa di studio che le permise di studiare negli Stati Uniti, e nel 1963 si trasferì al Clay Art Center di Port Chester, New York, dove incontrò Michael Frimkess, che diventerà poi suo marito. La loro cinquantennale collaborazione ha prodotto un entusiasmante corpus di opere che dialoga con generi diversi – la lavorazione della ceramica, la mitologia, la cultura pop, l’outsider art – che si fondono insieme in un’unica innovazione di quest’arte tradizionale.

Forse proprio a causa dell’approccio autodidatta dell’artista, le ceramiche di Magdalena Suarez Frimkess appaiono estranee alla tradizione americana, a differenza di quelle prodotte con il marito Michael. Il modo in cui l’artista crea e decora le sue opere ne è l’evidenza: le forme sono molto più scultoree che funzionali e nonostante utilizzi lo smalto per la finitura delle ceramiche, Magdalena Suarez Frimkess lo applica come fosse pittura, mediante un processo che compara alla tecnica del cloisonné. A distanza di qualche migliaio di anni dalle ceramiche greche e cinesi a cui s’ispirano, i lavori di Magdalena Suarez Frimkess si collocano tra vari movimenti e generazioni, contribuendo ad arricchire la tradizione della ceramica, intesa come strumento narrativo.

Un ringraziamento speciale a Ryan Conder e South Willard, Los Angeles.